L'introduzione e l'estensione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel mondo, la loro crescente facilità d'impiego e la loro estrema portabilità hanno prodotto radicali cambiamenti in tutti i settori della vita delle persone, da quello economico a quello politico, da quello culturale a quello sociale. In Italia, le statistiche pubblicate negli ultimi anni ci restituiscono l'immagine di una società che si orienta sempre più verso la comunicazione digitale e confermano il costante aumento dell'uso delle tecnologie da parte di adulti e adolescenti.
La massiccia diffussione e, soprattutto, la continua e veloce evoluzione del digitale ha portato a profondi cambiamenti nella condivisione delle informazioni e nelle interazioni tra individui, mettendo a dura prova il rapporto tra le generazioni. Una conseguenza sociale dell’evoluzione del web, dei social media e delle dinamiche ad essi connesse è proprio la spaccatura intergenerazionale.
Essere nati in un determinato periodo storico significa subire l’influenza di tutti gli avvenimenti che lo caratterizzano, per tale motivo le generazioni sono così profondamente diverse tra loro. I gruppi generazionali che convivono attualmente sul nostro paese, sono portatori di valori e visioni del mondo molto diversi tra loro. Una differenza sostanziale è proprio il modo differente di comunicare e di relazionarsi, determinata principalmente dalla maniera di fruizione della tecnologia. Si evidenziano, infatti, notevoli differenze tra le generazioni nate prima dell’avvento delle tecnologie digitale e quelle cresciute in un ambiente completamente tecnologico. In particolare, le generazioni più giovani, che hanno avuto a disposizione opportunità e strumenti tecnologici all’avanguardia, hanno sviluppato differenti schemi concettuali e di conseguenza diversi livelli comunicativi, di apprendimento e relazionali.
L’emergenza Covid-19 ha ulteriormente accelerato il processo di digitalizzazione, un evento che molto probabilmente è destinato a cambiare la percezione del mondo, segnando in maniere differente le categorie generazionali. In risposta all’emergenza è, Infatti, prevedibile, reazioni e risvolti differenti in funzione dell'anno di nascita.
Analizzando i livelli di fruizione tecnologica delle principali tipologie di generazioni - Boomer, generazione X, Millennials, generazione Z - durante il periodo di isolamento sociale, Fase 1 emergenza Covid 19 imposta dal governo italiano, è possibile comprendere come cambiano i loro comportamenti e, di conseguenza, la capacità di adattabilità alla Fase 2 “ritorno graduale alla normalità”.
Partendo dai più anziani troviamo:
Boomer(1945-1965) una generazione che ha vissuto l’avvento di Internet in età adulta. Continuano a prediligere la comunicazione face-to-face e Facebook rappresenta la piattaforma social privilegiata (65,2%). Durante il periodo d’isolamento Covid, sono stati costretti a un’ innovazione forzata, e le soluzioni digitali, sono diventate per questa generazione la sola possibile via per svolgere in sicurezza le più basilari attività. Generazione X (1965-1980) Sono stati pionieri delle prime grandi rivoluzioni tecnologiche in termini di comunicazione (Google, Yahoo!). Da una ricerca (Nielsen) emerge che sono proprio gli appartenenti a questa generazione quelli che passano più tempo sui social (Facebook, Twitter, ecc). In quanto fruitori consapevoli della tecnologia si sono adattati bene all’isolamento, rispondendo facilmente alle specifiche necessità dal lavoro, agli acquisti, all’intrattenimento. Generazione Y-Millennials (1981-2000) La vita dei Millennials si svolge online quotidianamente. Hanno una forte propensione al networking e all’interazione, amano i social in particolare, Instagram, Facebook e Youtube canale principale in cui cercano intrattenimento. Si sono adattati bene all’isolamento in quanto la loro connessione non si è mai interrotta, anzi è aumentata.
Generazione Z (2000 - ) o nativi digitali sono iperconnessi e multimediali di nascita, prima generazione mobile-first, totalmente immersi in una dimensione visuale. La tecnologia per loro è una sorta di estensioni del proprio essere, sempre connessi e sempre pronti a condividere tutti gli aspetti della loro vita con gli amici digitali. L’isolamento li ha portati a vivere in un mondo completamente virtuale eliminando le occasioni di socialità come la scuola, lo sport, il divertimento.
I risultati di questa analisi mettono in evidenza come la pandemia ha messo vecchie e nuove generazioni una di fronte all’altra, costrette a interrogarsi sulla necessità dell’una per l’altra; posta al centro della nostra esperienza quotidiana, ha dato risposte differenti alle esigenze nate dall’isolamento sociale, creando paradossalmente una maggiore interazione tra giovani e adulti. Quindi, confinati in casa, il nostro modo di essere utenti dei servizi digitali è cambiato, non solo in termini di quantità ma di qualità.
Questa maggiore consapevolezza digitale ci aiuterà ad affrontare la fase 2 “ripresa graduale della normalità”?
La fase 1 di isolamento sociale ha cambiato, con risvolti positivi, la nostra percezione del web mettendo in evidenza come i “soggetti poco digitalizzati sono i più fragili”.
Ci troviamo di fronte a un cambiamento culturale nella percezione dell’importanza delle tecnologie digitali, che porterà alla nascita di nuove esigenze da parte dell’utente e del cittadino. Rispondere a nuove esigenze vuol dire, anche, essere in grado di strutturare un’adeguata offerta dei servizi digitali in senso ampio.
Come abbiamo potuto osservare in questo periodo di emergenza, le aziende e gli individui già preparati alla conversione digitale o che hanno potuto convertirsi rapidamente sono stati in grado di offrire i primi servizi e stanno navigando in questa crisi senza affondare. Mentre i soggetti ancora oggi scarsamente digitalizzati stanno soffrendo nell’adattarsi ai repentini cambiamenti. Di certo la situazione di ripresa non è, e non sarà, un processo facile si tratta, infatti, di una sfida su più livelli, dove la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. La tecnologia, sarà il nostro denominatore comune, ci accompagnerà nei nostri modi di abitare le città (smart cities), di lavorare (smart working), di formarci, di divertirci, di condividere (sharing economy)di interagire con gli altri (community). E la nostra capacità di adattamento all’attuale situazione passa necessariamente dall’abilità di adottare nuovi stili e nuovi modi di consumo.