Il termine big data è stato ufficialmente inserito nell’Oxford English Dictionary nel 2013, indicando i set di dati troppo complessi per essere gestiti dalle tradizionali applicazioni di elaborazione dati. Con big data, dunque, si fa riferimento all’utilizzo di notevoli quantità d’informazioni attraverso algoritmi capaci di trattare tante variabili in poco tempo e con poche risorse computazionali. La vera rivoluzione dei big data sta proprio in questa capacità di usare grandi quantità d’ informazioni per elaborare, analizzare e trovare riscontri oggettivi su diverse tematiche. Nessun settore in cui esiste la necessità di analizzare dati può dirsi indenne dalla rivoluzione big data. Per tale motivo i big data sono utili nei mercati business più disparati, dalla medicina all’astronomia, dalla biologia alla chimica farmaceutica, dal commercio alla finanza. I big data sono diventati popolari, grazie all’avvento della tecnologia mobile e dell’IoT, che hanno permesso agli utenti di produrre un numero elevato di informazioni (geolocalizzazione, social network, app, altro) accedendo ai dati digitali dai propri dispositivi. L’effettiva quantità di dati oggi generati è enorme e le informazioni accumulate solamente nel corso degli ultimi due anni hanno superato l’ordine dei Zettabyte (1 triliardo di byte). Riuscire a trasformare questi dati in informazioni fruibili in tempo reale fa la differenza. Quindi diventa importante l’analisi dei big data, cioè il processo che esamina gli ingenti volumi di dati accumulati allo scopo di individuare correlazioni sconosciute, trend di mercato, orientamento dei clienti e nuove informazioni di business.
I big data vengono descritti dagli esperti con la regola delle cinque V:
Oggi, aziende e brand di ogni settore commerciale utilizzano i big data per esplorare nuove opportunità: grazie ai big data la ricerca scientifica può condurre analisi e studi a velocità prima impensabili; i big data danno la possibilità alla Pubblica Amministrazione di gestire meglio ad esempio il traffico o a monitorare l’inquinamento. Tutto ciò ha un forte impatto sulla nostra vita quotidiana.
Nei prossimi anni, sarà proprio sui big data che si giocherà la partita per il vantaggio competitivo di tutte le aziende e in particolare delle PMI. Attraverso l’utilizzo dei big data un’azienda potrà definire nuovi modelli di business, in quanto avrà la possibilità di: comprendere meglio le reazioni dei mercati; identificare i fattori chiave che muovono il cliente ad acquistare un determinato prodotto; suddividere la popolazione per personalizzare le strategie d’azione; lanciare nuove sperimentazioni grazie alla disponibilità di dati inediti; guadagnare in predittività, utilizzando uno storico di informazioni ad ampio raggio che permette simulazioni molto più che verosimili. Pertanto, per le PMI le possibilità della gestione e dell’utilizzo dei processi basati sui dati sono infinite. Di seguito sono elencati alcuni dei più importanti modi in cui i big data possono trasformare un’organizzazione:
È chiaro quindi che per qualsiasi tipo di organizzazione i big data stanno diventando una necessità gestionale. Saranno proprio i data set aziendali le chiavi della competitività, della crescita del business e dell’innovazione.
Per ottenere questi vantaggi, l’azienda deve però proiettarsi su un progressivo ma costante cambiamento, rivedere la propria struttura intervenendo sul business model, sui processi e sulle competenze dei propri collaboratori, e deve considerare la tecnologia lo strumento chiave per il raggiungimento del proprio vantaggio competitivo. Inoltre, l’utilizzo dei big data porterà anche a livello imprenditoriale a una progressiva riduzione dell’infrastruttura fisica locale a favore delle tecnologie virtuali (cloud), con una conseguente dipendenza da strumenti e partner in grado di gestire ambienti in cui le macchine vengono progressivamente sostituite da bit e byte in grado di emularle. I big data si possono considerarsi elementi importanti del nostro futuro.